Ci manca il calcio di una volta! (di Cristiano Lifrieri)

di Cristiano Lifrieri

Per i più appassionati è sicuramente un trionfo arrivare al fine settimana, posizionarsi sul divano ed osservare a qualsiasi orario almeno una partita di serie A: al venerdi, al sabato, alle 18, alle 12:30, alle 21, si gioca senza interruzione. Sky, Dazn, Now Tv, se non si è a casa, non c’è problema, ci sono gli smartphone o i tablet dove poter guardarle. Grazie alle tecnologie più evolute, alcuni allenatori utilizzano durante gli allenamenti, dispositivi come GPS e droni vari per applicare la “Match analyst”: l’analisi di dati, movimenti e km percorsi, tutte migliorie che aiutano sicuramente la crescita del singolo e di conseguenza favoriscono lo spettacolo delle squadre durante i match. Il calcio negli anni è cambiato a dismisura, ma ha davvero fatto passi in avanti?!

di Cristiano Lifrieri

Per i più appassionati è sicuramente un trionfo arrivare al fine settimana, posizionarsi sul divano ed osservare a qualsiasi orario almeno una partita di serie A: al venerdi, al sabato, alle 18, alle 12:30, alle 21, si gioca senza interruzione. Sky, Dazn, Now Tv, se non si è a casa, non c’è problema, ci sono gli smartphone o i tablet dove poter guardarle. Grazie alle tecnologie più evolute, alcuni allenatori utilizzano durante gli allenamenti, dispositivi come GPS e droni vari per applicare la “Match analyst”: l’analisi di dati, movimenti e km percorsi, tutte migliorie che aiutano sicuramente la crescita del singolo e di conseguenza favoriscono lo spettacolo delle squadre durante i match. Il calcio negli anni è cambiato a dismisura, ma ha davvero fatto passi in avanti?!

La risposta è quasi sicuramente positiva, in fondo è il progresso, ed il calcio automaticamente si adegua. Lasciatemi fare però, una considerazione del tutto personale: io credo che non ci sia nulla di interessante nei telecronisti più comici che narratori, nelle inquadrature all’interno degli spogliatoi, in quei calciatori ricchi di muscolatura e di tatticismi, ma scarsi di istinto, di rabbia e di estro. Lo ammetto disdegno i Selfie e non utilizzo Social, e faccio fatica ad immaginarmi Franco Baresi o Beppe Bergomi in un qualsiasi spogliatoio di oggi?! Non resisterebbero oltre due minuti nel vedere giocatori con in mano sempre i propri telefonini o concentrati a pettinarsi i capelli per non far sfigurare i marchi pubblicitari che li riempiono di quattrini. Sono stanco dei campionati finiti a Dicembre, delle società che si trasformano in aziende, della pantomima sul Fair play finanziario. Ai più nostalgici come me, resta sempre una struggente e romantica malinconia. Rimane la tristezza di quelle domeniche trascorse sintonizzati alla radio, a seguire le partite tutte alle tre di pomeriggio, ed esplodere di gioia quando Nicolò Carosio o per i più giovani, Riccardo Cucchi, interrompevano al gol, anzi alla “rete” della propria squadra del cuore, quel modo di descrivere l’evoluzione di una gara, aprendo e chiudendo in poco più di un minuto di intervento radiofonico. Se ci fosse stato il VAR nell’86’, non staremmo a parlare della “Mano di Dios”. A qualcuno manca il Milan di Sacchi ed del trio olandese, Totò Schillaci, Sandro Pizzul e le “notti magiche” di Italia 90, il Napoli di Maradona, il processo di Biscardi, il pendolino di Mosca. Certo Goal Line Tecnology e Var avranno pure dato più autenticità ai risultati, ma quanto è disarmonico, assistere ad un gol e restare impalati in attesa della decisione presa davanti ad un computer. Le figurine Panini, le liti al bar del Lunedì; il ruolo del “Libero” in difesa, o la creatività del numero dieci, ed ancora, le sfide di Del Piero contro Ronaldo il fenomeno, il Cagliari di Zola, la rincorsa sotto la curva avversaria bergamasca di Carlo Mazzone o il Foggia di Zeman; o quando la Serie A era colma di talenti, con le sue sette sorelle: la Roma di Totti, la Lazio di Almeyda e Veron, la Fiorentina di Rui Costa e Batistuta, il Parma di Cannavaro, Thuram e Crespo, l’Inter del chino Recoba, Djorkaeff e Zamorano. Dunque il Calcio avrà fatto anche passi in avanti, ma tutto questo manca e non poco. In conclusione non mi sento di dire che ci sia un tempo migliore od uno peggiore, ma sicuramente possiamo definirlo un tempo più attraente e uno meno, e mentre scrivo queste righe, non posso nascondere che rimbomba dentro di me, una frase di una canzone di Cesare Cremonini, che fa: “Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica”.