Covid-19 a Bologna, il racconto di un’infermiera coriglianese

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Emergenza covid, Bologna. A lottare quotidianamente senza risparmiarsi, anche una cittadina di Corigliano Rossano, l’infermiera Valentina Tavernise, dell’area urbana coriglianese. La giovane lavora da circa due anni nel reparto terapia semi intensiva dell’Ospedale  Maggiore di Bologna. Ecco le sensazioni di queste interminabili e sofferte giornate: «In un momento come questo è anche difficile trovare le parole per spiegare cosa stiamo vivendo. Turni infiniti, tanto lavoro, rischi, preoccupazioni. Guidati dalla dottoressa Barbara Gualdi, siamo diventati una grande famiglia, tutti perfettamente consapevoli della guerra che stiamo vivendo. Questo virus insidioso ed invisibile ha strappato ai propri cari, scende struggenti che ti restano dentro. Noi stiamo dando il massimo, cercando di aiutare che è alla ricerca disperata di aria. Ci capita di dover leggere i messaggi ai pazienti, partecipare a struggenti videochiamate, in alcuni casi siamo i soli a poter fare da tramite tra cari e pazienti. Tuta, mascherina a volte doppia, cuffie, scudo facciale, alla fine della giornata non ti reggi in piedi. Ma è il nostro lavoro, ora più che mai. Sono certa che la situazione migliorerà, non bisogna mai e poi mai perdere la fiducia. Dopo una prima fase, nella quale un po’ tutti hanno sottovalutato il reale pericolo ora registriamo comportamenti molto più responsabili. Stare a casa, stare attenti ai comportamenti da tenere, rispettare le regole, questa è la giusta via. E noi nel nostro ruolo continueremo a fare del nostro meglio. In foto Valentina è la prima in piedi da sinistra. Uno scatto con tanto di tricolore e messaggio dei bambini, che definiscono gli operatori sanitari eroi. La chiusura dell’infermiera: «Quali eroi. Siamo persone normali. E tutti i nostri sforzi speriamo possano servire per limitare al massimo i disagi dei nostri pazienti. Concludo salutando la mia citta, quanta nostalgia di Corigliano, spero di poter tornare al più presto ed abbracciare i miei cari».

 

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