Calcio Dilettanti : Quale scenario futuro? di C. Mingrone

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di CESARE MINGRONE 

di CESARE MINGRONE 

Lo sport è veramente pronto a ripartire? E’ possibile mettere in atto tutte le precauzioni necessarie a garantire il contenimento del contagio? E se si verificasse un nuovo caso a tornei ripresi? Quale sarebbe il costo da pagare nel sospendere nuovamente tutto? Questi solo alcuni degli interrogativi che istituzioni e federazioni si stanno ponendo in questi giorni, alle prese con una “patata bollente” di difficile gestione. Nessuno si è ancora assunto la responsabilità di prendere una decisione, tra gli addetti ai lavori le dichiarazioni hanno un po’ il sapore dell’opportunismo ma intanto il tempo passa e di certo il nulla, con le conseguenza del lockdown che potrebbero essere catastrofiche per tutto il mondo dello sport. Come riporta il Sole 24 Ore in un articolo del 29 aprile,  nel registro Coni sono iscritte più di 120 mila società sportive e oltre 150 mila tra SSD e ASD. Nel post Covid-19 si stima che addirittura tra il 15 ed il 20% degli attori potrebbero sparire. Uno contrazione che interesserebbe circa 50  mila società, con conseguenza apocalittiche specie nelle serie minori.L’economia sicuramente uscirà ridimensionata dopo più di due mesi di chiusura forzata e le sponsorizzazioni quasi certamente crolleranno a picco. Per il settore professionistico, al fine di incentivare il finanziamento allo sport, si starebbe studiando l’introduzione di un credito d’imposta che andrebbe dal 30 al 60% del costo sostenuto dall’impresa. Ma per gli altri? Nel dilettantismo, sotto questo punto di vista, le agevolazioni fiscali sono difficilmente migliorabili in quanto già notevoli. E quindi, quale futuro per chi fa sport praticamente solo per passione? Restringendo il campo e focalizzandoci sul calcio di casa nostra, le previsioni non sono delle più rosee. La ripartenza sembra ad oggi abbastanza improbabile ma anche nel caso in cui si ripartisse, per la stagione avvenire le circostanze non cambierebbero. Nei campionati minori non è una questione di diritti televisivi, con la prosecuzione del torneo che potrebbe limitare i danni, ma di tessuto economico e sociale. Con le saracinesche abbassate, gli introiti per gli imprenditori locali si sono azzerati e questo certamente inciderà sulla possibilità di sopravvivenza di tante compagini calcistiche. Promozioni, retrocessioni, assegnazione di titoli passano adesso in secondo piano. Ora è necessario che chi di dovere faccia il suo per evitare il peggio, tenendo presente che quanto investito nel calcio e nello sport dilettantistico in generale ha un’incidenza notevole soprattutto dal punto di vista sociale. 

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