Scendeva di sera, una volta, e recava come una specie di avviso: bisognava fermasi, riposare, dare un po’ di sollievo al corpo ed al cuore, dopo le quotidiane fatiche. Ricordo la nonna: “m’assietti, figghici’, mi sienti ‘nu poch’i stanchizza”. E tutti a seguirla, come ad accompagnarla in un rito.

Attorno al braciere, così, o vicino al balcone, seduti sulla classica sedia impagliata, la stanchezza della giornata, pian piano, si scioglieva.
Il dolce raccoglimento familiare, non disturbato da telefono e tivù, era balsamo certo.

Io guardavo ed ascoltavo ed ero felice.

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